In seguito a una riflessione scaturita da una presenza a Rutigliano, il prof. Vito Didonna ipotizza l’eventuale futuro utilizzo di quello che in Corso Roma è conosciuto come Palazzo Macario.
Qual è l’elemento fondante su cui si origina la sua riflessione?
Un paio di settimane fa, la collegiata San Nicola di Rutigliano ha aperto il museo didattico di Arte e Storia Sacra nel Palazzo Settanni. Un investimento di quasi 1.200.000 € su una struttura appartenuta all’omonima famiglia, originaria di Noicattaro, importantissima nel 1800 per l’economia di Rutigliano. A seguito dell’estinzione della famiglia, il Palazzo è stato ereditato dalla collegiata di San Nicola, la quale, grazie all’intervento dei Fondi Europei, è riuscita a procedere alla sua ristrutturazione, raccogliendo nel Palazzo stesso la Storia Sacra di Rutigliano: libri, statue, ori e tutti gli oggetti che tale storia ricordano.
Esiste una possibile situazione analoga a Noicattaro?
In loco esistono palazzi storici appartenenti alla Borghesia Agraria, attualmente chiusi, abbandonati o in procinto di esserlo. Un palazzo simile per struttura e grandiosità al Palazzo Settanni, è il cosiddetto Palazzo Macario, sito in Corso Roma, il quale, dopo la rigenerazione urbana, ha acquisito un’importanza artistica e architettonica ancora maggiore. Questo è stato costruito nel 1849 dalla famiglia allora più importante di Noicattaro, i Positano, esattamente da Francesco Positano, padre del console che poi si distinse in Bulgaria nel salvataggio di Sofia.
La struttura cui fa riferimento non sembra però molto ben messa…
Questo palazzo ha infatti subìto l’onta del tempo, oltre che le disavventure della stessa famiglia di origine. Con il fallimento della Banca Positano nel 1886, fu messo in vendita e acquistato da Antonio Macario, divenendo per tutti Palazzo Macario.
Chi sono i Macario?
Non rappresentano una famiglia nojana, né del nostro territorio circostante, ma affondano le proprie radici nel circondario di Napoli, esattamente a Cava dei Tirreni, appartenendo a un nucleo di nobili napoletani e di alti funzionari dello Stato Borbonico. Con l’avvento del Regno d’Italia, i piemontesi avevano speso un’enormità di soldi nella terza Guerra d’Indipendenza e, essendo a corto di denaro, decisero di procedere all’esproprio dei beni ecclesiastici: chiese, monasteri, terre, palazzi e quant’altro. Nel 1873 si passa dunque alla vendita dell’asse ecclesiastico in cui si inserisce la famiglia Macario, acquisendo la più importante ricchezza del luogo, vale a dire quella della Chiesa Madre, spuntandola sul pretendente Luigi Triggiani per un’offerta di sole 500 lire in più (201.000 contro le 200.500, ndr). In un sol colpo, Macario acquistò 20 case e 188 terreni, per una superficie complessiva di 134 ha e, possedendo anche masseria Macario in Torre a Mare, diventò il più grande latifondista nostrano e, conseguentemente, la più importante famiglia di Noja, sostituendosi ai Positano. A concludere l’ascesa economica, commerciale e sociale dei Macario, interviene l’abile politica matrimoniale: questi si sposano infatti con le famiglie allora più in vista, tra cui gli stessi Positano, i Guarnieri e i Demattia. L’aspetto più importante è tuttavia l’approdo politico che, com’è noto, risulta necessario per una buona visibilità degli aspetti economici. Antonio Macario diventa sindaco di Noicattaro nel 1890 e lo sarà per un anno, quando lascerà la politica per dedicarsi all’amministrazione dell’enorme patrimonio terriero e fondiario.
In che modo potrebbe essere utilizzato Palazzo Macario per non cadere nel dimenticatoio del tempo?
Su Noicattaro la famiglia Macario è rappresentata da Anna Rosaria Macario, priva di eredi. Suppongo che, nel tempo, si porrà il problema dell’utilizzo di questo immobile straordinario e immenso, importante sia dal punto di vista artistico che architettonico, tra l’altro costruito da un grande architetto dell’epoca, Nicola Carelli. Se ci fosse un atto di donazione della signora Macario nei confronti della Chiesa Madre, potrei suggerire la strada percorsa a Rutigliano da Palazzo Settanni, vale a dire allocarvi gli importanti reperti religiosi ed ecclesiastici, oltre che i manoscritti della storia religiosa del nostro paese, compreso il grande e prezioso archivio storico del Comune. La mia speranza è quella che, oltre a riacquistare quella funzione avuta nell’Ottocento, ospitando le famiglie Positano e Macario, il Palazzo possa diventare luogo di conservazione della memoria storica, politica e religiosa del nostro paese.
[da La Voce del Paese del Paese del Aprile]
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Commenti
A zappare la terra mandano i poveri cristi sui quali fanno la cresta.
Grazie sin d'ora per le delucidazioni che vorrà darmi sul punto.
P.S. Un appunto al Giornalista: dire che la struttura non sia ben messa (peraltro è vero il contrario, è ben conservata!") non mi sembra un buon viatico per "invitare" la proprietaria a un atto altruistico di tale portata...o mi sbaglio?