Avvicinato dalla nostra testata, il professor Vito Didonna ci guida nella zona di via Fossato, la quale sta progressivamente rivelando i suoi nascosti tesori agli occhi di chi apprezza e non dimentica la storia che caratterizza questo paese.
In che periodo ha inizio il progetto di recupero di via Fossato?
Siamo nel 2014 con l’amministrazione Sozio, quando il sottoscritto assieme all’avv. Peppino Dipierro fa un accordo con la famiglia Decaro, poi ratificato dalla Giunta e dal Consiglio Comunale, per la cessione delle case. Il progetto successivamente fu portato avanti usufruendo dei Fondi Europei e prevedendo il recupero del Fossato con una piazzetta. La gara è stata bandita due anni addietro ed è stata aggiudicata alla ditta Tricase, la quale non ha tuttavia rispettato il progetto per la parte inerente via Fossato, edificandovi un muro in cemento non previsto. Poiché al suo posto sarebbe dovuto essere realizzato un muretto a secco con delle pietre, la Soprintendenza ha bloccato in parte i lavori.
È stato necessario attendere molto tempo per la ripresa delle attività?
I lavori sono ripresi qualche tempo fa e, mentre la ditta ha tolto il vecchio pavimento, le chianche attualmente in deposito per allinearsi al livello della piazza, è venuta fuori la vecchia canalizzazione delle acque pluviali, motivo per cui i lavori in questione sono stati nuovamente bloccati. La canalizzazione suddetta è importante perché è nata nel 1600 con la venuta dei Carafa a Noja. Il sistema collegava in passato le acque del terrazzo, scaricandole nella cisterna situata a ridosso del portale d’ingresso. Questo dimostra come i Carafa, che ristrutturarono quest’ala del Castello creando i giardini pensili, pensarono anche di utilizzare le acque piovane dei terrazzi.
Per quali altri motivi è importante via Fossato?
La strada di via Fossato si sta rivelando di grande interesse storico perché, oltre alla canalizzazione delle acque pluviali dove, a detta dell’assessore Vito Santamaria dovrebbe intervenire la Sovrintendenza, è anche stata rinvenuta, all’inizio della ristrutturazione, un architrave in legno con la data dell’859, reperto ora custodito nel vecchio frantoio Evoli. La strada è altresì importante per la presenza del citato Frantoio Evoli che per secoli e secoli ha prodotto l’olio alimentare e l’olio lampante, esportato poi nel bacino dell’Adriatico. L’interesse è infine dovuto alla presenza di una casa abbandonata ormai da decenni, dove nella parte sottostante è ubicata una vecchia cripta supportata dalla presenza di affreschi che ricordano appunto un luogo sacro. Qui, come già affermato in precedenti interviste, prevalgono fondamentalmente due colori: il rosso e il blu. A detta di altri storici del luogo, soprattutto il Settanni, nel passato in questo luogo doveva essere localizzato il vecchio Monastero Benedettino di San Michele Arcangelo.
[da La Voce del Paese del 1° Ottobre]
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