All’indomani dell’approvazione alla Camera del Ddl sul caporalato, punto di partenza per arginare il fenomeno, Giacomo Suglia si dimette dai vertici dell’A.P.E.O. Puglia - Associazione Produttori ed Esportatori Ortofrutticoli pugliesi - aderente a Fruitimprese, di cui fanno parte le principali aziende del settore. Con il nuovo 603 bis del Codice Penale si colpisce l’intero sistema, punendo dunque non solo il caporale, ma anche quel datore di lavoro che sfrutta i lavoratori. A tal proposito, ricordiamo che nel Ddl in questione sono stati confermati tutti gli emendamenti già approvati nel Codice Antimafia: “confisca obbligatoria, arresto in flagranza, estensione al datore, estorsione della prevenzione patrimoniale, responsabilità oggettiva amministrativa dell’ente”. Considerando il gesto inequivocabilmente provocatorio dell’ormai ex Presidente dell’A.P.E.O. Puglia, La Voce del Paese ha ascoltato le dichiarazioni del diretto interessato, per meglio comprenderne le motivazioni decisionali.
Per restare in via preliminare su domande di carattere generale, vuol definire come è andata la campagna dell’uva quest’anno?
Fino a prima delle piogge, in maniera tranquilla, con una qualità abbastanza buona. Si è ottenuto un buon prodotto, gradito dai consumatori. Sulle piante si è registrato un aumento superiore del 10-15% rispetto all’anno precedente, quantitativo poi regolarmente consumato, perlomeno fino al termine di Agosto. Con le piogge dei primi di Settembre, tuttavia, la faccenda si è lievemente complicata in quanto stiamo perdendo in quantità e anche un po’ in qualità. Ciononostante, il nostro prodotto è ancora apprezzato sulle tavole dei consumatori mondiali. In seguito alle piogge, tuttavia, risulta impossibile effettuare dei trasporti molto lunghi, per cui bisogna accontentarsi di vendere in Europa piuttosto che nell’area del Golfo Persico, come ad esempio negli Emirati Arabi. Ricordo che noi dell’A.P.E.O., assieme alla Regione Puglia, Sicilia e Basilicata, in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura e l’Ambasciata Italiana, da circa un mese e mezzo siamo riusciti a riaprire il mercato canadese, chiuso da alcuni anni per alterne vicende.
Ritiene siano stati soddisfacenti i prezzi dell’uva all’origine?
Credo di sì, non a caso nelle aziende agricole è possibile osservare dei nuovi impianti, frutto di un re-investimento. Gli sforzi maggiori in tal senso si sono indirizzati verso le uve apirene, oggi di moda, ma anche nei confronti di alcune varietà tradizionali come l’uva “Italia”. Questo è positivo in quanto la nostra economia è basata sull’agricoltura, con l’occupazione creata dall’imprenditore. La mancanza dei citati investimenti andrebbe a discapito dell’intera collettività.
Pare si prospetti un inverno caldo e siccitoso. In che misura tali aspetti potranno eventualmente influire sulle coltivazioni?
Ogni stagione necessita delle sue temperature, auspicando un inverno freddo, anche se non piovoso. In presenza di freddo, ad esempio, si registra una migliore qualità delle verdure, così come in presenza di estati calde si osserva una migliore qualità della frutta. Ogni stagione deve avere il suo clima. Si spera di andare incontro ad un inverno dal clima in linea con la stagione: se questo non dovesse verificarsi, ci regoleremo di conseguenza. Di fronte ai capricci della natura, nulla si può.
Entrando adesso nel merito, ricordiamo che è recentemente stato approvato il Ddl anti-caporalato. Qual è la sua opinione in proposito?
La mia non è un’opinione positiva. A fronte dell’impegno profuso per portare sempre più in giro per il mondo i nostri pregiati prodotti, viene per contro attuata una legge secondo me anti-lavoro. Poiché il provvedimento non è specifico per l’agricoltura, ma investe viceversa tutti i settori, impedisce di fatto al datore di lavoro di possedere la necessaria tranquillità per poter pensare a lavorare. Con le nuove norme, si rischia di cadere nel penale anche per una piccola infrazione alle norme di sicurezza, dovendo ad esempio l’imprenditore proteggersi da un eventuale infortunio a un suo dipendente o da qualsiasi altro evento disatteso. Sono addirittura previsti l’arresto e la confisca dell’azienda: non mi pare esista una legge simile in nessun paese al mondo. In Italia ci siamo viceversa dotati di una legge che io definisco anti-lavoro e anti-occupazione.
Ai fini di combattere il caporalato, preservando allo stesso tempo l’incolumità dei datori di lavoro onesti, in che modo potrebbe o dovrebbe essere modificato il Ddl, secondo lei?
Intanto va immediatamente eliminato il penale. Da nessuna parte per lavorare si viene pure condannati. Riguardo il caporalato, bisogna distinguere tra quello presente in alcune realtà della Puglia e quello esistente nel nostro territorio. Qui il caporalato non c’è: non si può ascrivere al fenomeno il responsabile di una squadra. Bisogna capire chi traccia la linea della legalità e dell’illegalità. Non è una questione di caporalato, ma di trovare lavoro. Il periodo dell’acinino (acinellatura dell’uva, ndr), ad esempio, coincide con un lavoro molto particolare e territoriale, dove non si può avere una paga da contratto in quanto si tratta di un lavoro di piazza con una paga da piazza. In secondo luogo, l’acinino rappresenta un sollievo economico per le famiglie, oltre che un’opportunità per il giovane che si affaccia al mondo del lavoro per quei 30-40-50 giorni, guadagnando quei 1.000-1.500 euro. Rappresenta inoltre un modo per comprendere il valore del lavoro e dei soldi. Definire caporale chi raggruppa queste persone, è assolutamente improprio.
Spesso però, ci dicono, chi raggruppa queste persone trattiene una percentuale dalla paga delle stesse…
E allora bisogna prevedere dei regolamenti su questo aspetto. Parliamo però di regolamenti amministrativi, di regolamenti di chiarezza. Secondo me, lo Stato dovrebbe intervenire in maniera educativa e non repressiva, come avvenuto con la presente legge.
A seguito dell’approvazione del Decreto legge in questione, lei ha immediatamente rassegnato le dimissioni dalla presidenza dell’A.P.E.O. Puglia. Ce ne vuole spiegare le motivazioni?
Semplicemente è stata una protesta verso il mondo di cui io faccio parte: il mondo produttivo. Nel caso di sanzioni amministrative si può sempre far ricorso, rivedere il tutto e ragionare; ben diverso se si procede col penale. Sapevamo che questa legge andava in approvazione e, purtroppo, non ci siamo mossi come dovevamo. Occorreva cioè non far arrivare questa legge dove poi è arrivata, perlomeno con quei termini. Un padre di famiglia può essere domani arrestato semplicemente a causa dell’infortunio subito da un proprio dipendente o da un proprio collaboratore. È un marchio che rimane anche sui figli, poiché un domani diventa poi difficile spiegare loro di essere andato in galera a causa della legge sbagliata.
Non teme che questa sua mossa possa dar adito ad ambiguità di pensiero? Qualcuno, malpensante, potrebbe infatti affermare che lei si è dimesso dalla Presidenza A.P.E.O. proprio perché ricorreva al caporalato, aspetto reso oggi più difficoltoso.
Ognuno è libero di pensarla come vuole. Tutti coloro che mi conoscono sanno benissimo di quanto io mi sia prodigato e mi prodighi per il settore agricolo, rappresentando questo un bene sociale. Se togliamo la possibilità di lavorare ai giovani, ai meno giovani e ai pensionati che con il lavoro in campagna arrotondano la misera pensione, l’unica via che rimane per recuperare soldi è quella di andare verso la vera criminalità. I veri criminali non siamo noi, ma adesso ci hanno fatto diventare tali.
Si stava meglio prima dell’approvazione del presente Ddl, secondo lei?
Non lo dico io, lo dimostra la storia. Bene o male, tutti lavoravamo e, bene o male, tutti disponevamo del necessario. La vera dignità sta in chi lavora e in chi si prodiga per il lavoro altrui, aspetti che oggi verranno a mancare causa il timore di venir arrestati anche per una minima infrazione alle norme di sicurezza sul lavoro.
[da La Voce del Paese del 29 Ottobre]
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