Una persona giusta, rara, che tanto ha dato per la sua famiglia e per gli altri. Gratuitamente.
Giuseppe Dipinto, o Peppino, era conosciuto in paese come “U’ lepr”. Era un agricoltore e imprenditore agricolo abbastanza noto. Impossibile non voler bene ad una persona come lui. Quasi due metri di bontà, tanto da farlo assomigliare al “gigante buono”. Sempre gentile e cordiale, mai una parola fuori posto: chi lo ha conosciuto può confermarlo.
Purtroppo Peppino ci ha lasciati, all’età di 62 anni, lo scorso 18 Novembre. È stato colpito da un adenocarcinoma, una forma di tumore maligno, con metastasi cerebrali. La malattia è stata scoperta nell’Ottobre del 2015, in seguito ad accertamenti fatti dopo una emiparesi che ha fatto preoccupare i suoi parenti. Gli avevano dato 2-3 mesi di vita, ma Giuseppe si è aggrappato alla vita con tutte le sue forze e ha lottato contro il tumore, senza farsi abbattere.
Tanto è vero che nonostante i primi cicli di chemioterapia - trattamento terapeutico a base di sostanze chimiche, che abbatte l’organismo - Peppino era in campagna a lavorare, normalmente. Davvero, come se nulla fosse. Nell’incredulità delle persone che sapevano della malattia, ma lo vedevano attivo e pimpante. Aveva perso i capelli, sì, ma non aveva perso la grinta e l’energia di andare avanti.
Giuseppe Dipinto era devoto a San Rocco e ci teneva molto a partecipare alla celebrazione e alla processione. Tre giorni prima, però, ebbe un blocco renale e, in seguito, trasfusione di sangue e dialisi. Ma anche questa volta, grazie alla fede che egli nutriva, Peppino se l’è cavata.
Peppino ha avuto una famiglia straordinaria su cui contare: la moglie Angela in primis, sempre premurosa, e due figli davvero in gamba, Filippo e Oriana, rispettivamente 26 e 23 anni. Insieme alla collaborazione di altri parenti, moglie e figli hanno accudito Peppino per un anno e due mesi circa, ma il “gigante buono” non si è mai lamentato del suo problema, dei suoi dolori, e mai ha fatto pesare la situazione sui suoi cari.
L’ultimo sorriso Giuseppe lo ha regalato la mattina del giorno prima lasciare questa terra: i medici hanno dovuto sedarlo, non prima che rientrasse la figlia, la quale aveva appena sostenuto - con successo - un importante esame all’Università. Peppino, con un filo di voce, è riuscito a dire: “Brava Oriana”. Che gioia!
Filippo ha sempre avuto un buon rapporto con il padre, fatto di rispetto ma a volte anche di scontri. Quelli che si verificano in tutte le famiglie, quei confronti che aiutano a crescere. E sappiamo bene quando sia difficile regalare parole d’amore ad un genitore. Ma Filippo, qualche minuto prima che il padre passasse a miglior vita, si è avvicinato a lui e gli ha detto: “Ti voglio bene”, seguito dalla sorella Oriana. A sentire quelle parole, Giuseppe ha subito aperto gli occhi, salvo poi chiuderli per sempre poco dopo. “Vedere la sofferenza di un genitore che ti sta morendo tra le braccia è straziante. Soprattutto se sai di non poter fare niente per fermare il tragico decorso”, ci ha confidato Filippo, il figlio.
Peppino amava fare del bene a tutti, conoscenti e non. Molte persone si avvicinavano a lui per chiedergli di lavorare nella sua azienda e lui, da buon padre di famiglia, ha cercato di accontentare tutti. Un po’ ciascuno. E il sabato la paga perché, come egli spesso diceva: “Hanno famiglia, tutti devono mangiare”.
E le dimostrazioni di stima e di affetto sono arrivate sabato scorso, giorno del suo funerale. Tantissime le persone che hanno dato l’ultimo saluto a Peppino, accompagnandolo in corteo - suo grande desiderio - dalla sua abitazione fino alla Chiesa del Carmine, dove è stata celebrata la Santa Messa.
Emozionante la letterina scritta dalla nipote Carlotta e letta in Chiesa: “Spesso ci chiediamo come mai Dio prende con sé le persone più giovani, quelle piene di vita e di amore, e raramente si trova una risposta. Ma oggi noi qui riuniti una risposta l’abbiamo trovata: Dio ha scelto Peppino perché ha due braccia forti, così forti da sostenere tutti coloro che avevano bisogno. Ora anche lì continuerà ad aiutare il prossimo e a donare un sorriso a chiunque incrocerà quei suoi occhi scuri. Un uomo, un marito, un padre, un fratello, un cognato, uno zio meraviglioso: ognuno di noi vivrà mettendo in pratica tutto quello che di bello ci ha insegnato. Vivremo ogni giorno pensando a te e in ogni nostro gesto ci sarà sempre qualcosa di te. Per Angela, Filippo e Oriana continuerai ad essere un punto di riferimento; la loro forza e il loro sorriso sarai tu. Peppino, esempio di vita, roccia della famiglia e paladino dell’amore, prenditi cura dei giardini del Paradiso. Ciao Peppino”.
Giuseppe adorava il suo lavoro, che era anche la sua passione. E in campagna ci andava pure la domenica o nei giorni di festa. E se le condizioni metereologiche non gli permettevano di lavorare, lui doveva andare comunque in campagna, a farsi una passeggiata. Piuttosto rimaneva seduto in macchina, ma doveva andare. E quando poi è venuta a mancare la forza, Peppino chiedeva sempre a qualcuno di farsi accompagnare in campagna. Lui doveva stare lì, a guardare. Non poteva alzarsi e camminare, ma voleva esserci.
Altra sua passione era la famiglia. Giuseppe era sempre pronto a privarsi di qualsiasi cosa pur di darla ai suoi cari. Si sacrificava in qualsiasi ambito, per loro. Mai un viaggio di piacere, mai un abito firmato. Ma tanta educazione e tanto rispetto, che a volte bastava uno sguardo per capirsi.
Certo, nella sua vita non sono mancate incomprensioni con i suoi amici o dipendenti, ma non amava litigare. Quando qualcosa non andava bene o subiva qualche torto, ripeteva: “Fai bene e dimentica. Dio vede e provvede”.
Vedere realizzati i figli probabilmente è il più grande sogno di un genitore, soprattutto se il figlio segue le orme del padre. E quest’anno per la prima volta Filippo ha curato da solo l’azienda agricola di famiglia. E lo ha fatto con ottimi risultati. E quando ha mostrato il prodotto di una intera stagione di lavoro al padre, Peppino ha abbracciato il figlio e ha detto: “Ora posso morire contento”. Fiumi di lacrime.
Con questo episodio il primogenito ha dimostrato, a soli 26 anni, che tutti gli insegnamenti di vita trasmessi da papà Giuseppe, sono stati recepiti. “Ma solo grazie a lui, che mi ha dato tanto”, ha detto Filippo.
“Sono fiero di aver avuto un padre così. Un esempio di vita. Ciao papà”.
[da La Voce del Paese del 26 Novembre]
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